DONN'ALBINA, DONNA ROMITA E DONNA REGINA



DONN'ALBINA, DONNA ROMITA E DONNA REGINA

C’è una leggenda che scheggia ancora nei giardini dei conventi partenopei. Le protagoniste sono tre sorelle: Donn’Albina, Donna Romita e Donna regina, figlie del barone Toraldo. La leggenda narra che alla morte precoce della loro madre, il barone ottenne la possibilità dal re Roberto d’Angiò che la figlia maggiore, Donna Regina, potesse sposarsi conservando così il nome di famiglia che altrimenti sarebbe andato perduto. Il barone poco dopo morì lasciando sole le tre figlie. Donna Regina aveva 19 anni ed era di straordinaria bellezza; Donn’Albina, la secondogenita, veniva chiamata così perla bianchezza del suo bel volto, era sempre gentile e sorridente; Donna Romita, la minore, era invece irrequieta e vivace. Nel palazzo le tre sorelle vivevano tranquille finché il re Roberto d’Angiò scrisse a Donna Regina per comunicarle di averle destinato in sposo don Filippo Capece, cavaliere della corte napoletana. La bellezza e i modi galanti del giovane affascinarono non solo Donna Regina, ma anche le altre due sorelle. L'amore che provavano per il nobile cavaliere consumò le tre giovani e le rese nemiche. Alla fine, disperate per l'amore non corrisposto e, soprattutto, per l'offesa fatta alla sorella maggiore, Donna Albina e Donna Romita chiesero un incontro con Donna Regina e le comunicarono la loro decisione: avrebbero preso il velo e, con la loro parte di eredità, avrebbero fondato i monasteri che le dovevano ospitare. La risposta di Donna Regina le sbalordì: don Filippo Capace non l'amava, anzi la odiava, pertanto anch'ella avrebbe preso il velo e avrebbe fondato, con l'eredità paterna, un monastero. Così, secondo la leggenda, si spiega la nascita di tre monasteri napoletani: S. Maria Donna Regina, S. Maria Donnalbina e S. Maria Donna Romita.

There is a legend that still splinters in the gardens of Neapolitan convents. The protagonists are three sisters: Donn'Albina, Donna Romita and Donna Regina, daughters of Baron Toraldo. Legend has it that upon the early death of their mother, the baron obtained from King Robert of Anjou the possibility that his eldest daughter, Donna Regina, could marry thus preserving the family name that would otherwise have been lost. The baron died shortly after, leaving his three daughters alone. Donna Regina was 19 years old and extraordinarily beautiful; Donn'Albina, the second daughter, was so called because of the whiteness of her beautiful face, she was always kind and smiling; Donna Romita, the youngest, was instead restless and lively. The three sisters lived peacefully in the palace until King Robert of Anjou wrote to Donna Regina to inform her that he had intended her to be married to Don Filippo Capece, a knight of the Neapolitan court. The young man's beauty and gallant manners fascinated not only Donna Regina, but also the other two sisters. The love they felt for the noble knight consumed the three young women and made them enemies. In the end, desperate for unrequited love and, above all, for the offense done to their older sister, Donna Albina and Donna Romita asked for a meeting with Donna Regina and communicated their decision: they would take the veil and, with their part of the inheritance, they would have founded the monasteries that were to host them. Donna Regina's answer amazed them: Don Filippo Capace did not love her, indeed he hated her, therefore she too would have taken the veil and would have founded a monastery with her father's inheritance. Thus, according to legend, the birth of three Neapolitan monasteries is explained: S. Maria Donna Regina, S. Maria Donnalbina and S. Maria Donna Romita.



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